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Unabhängige Musik seit 1986.
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348: OM. URS LEIMGRUBER – CHRISTY DORAN – BOBBY BURRY – FREDY STUDER. It's About Time

Intakt Recording #348/ 2020


Christoph Irniger: Tenor Saxophone
Raffaele Bossard: Bass
Ziv Ravitz: Drums
loren Stillman: Alto Saxophone
Nils Wogram: Trombone


Ursprünglicher Preis CHF 12.00 - Ursprünglicher Preis CHF 30.00
Ursprünglicher Preis
CHF 30.00
CHF 12.00 - CHF 30.00
Aktueller Preis CHF 30.00
Format: Compact Disc
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Die Band ist Kult. Diese Band hat von 1972 bis 1982 Geschichte geschrieben und dabei die Energie der Rockmusik mit der Kraft der freien Improvisation verbunden. Mit enormer Vitalität vereinen sie die Erfahrungen einer jungen Generation, die von Jimi Hendrix elektrisiert, von John Coltrane fasziniert und vom Free Jazz inspiriert ist. OM brachte Rockmusik in spontane musikalische Prozesse mit ungewissem Ausgang.
Nach einer längeren Tourneepause meldete sich die Band 2008 mit einem fulminanten Konzert am Jazzfestival Willisau zurück, mit hochexplosiver, frei improvisierter Musik („Willisau“. Intakt CD 170).
Nun geht die Reise weiter, denn OM erfindet sich neu. Bei kleinen Livekonzerten in Luzern kreiert und schmiedet die Band neue Konzepte und Themen. Das neue Album „It’s about Time“ präsentiert Stücke, die aus Konzepten, Improvisationen und Kompositionen der vier Musiker entwickelt wurden. Alles ist da: die Energie, die Kraft, die Radikalität, die Freiheit, die Form. Dargeboten mit der Leidenschaft, dem Können und der Erfahrung eines ganzen Lebens der vier Musiker. „ElectroAcoustiCore“ nennt die Band ihren Sound.

Album Credits

Cover art and graphic design: Jonas Schoder
Liner Notes: Michael Scheiner
Photo: Ralph Kühne

Music by Leimgruber, Doran, Burri and Studer (SUISA). Recorded by Jean- Marc Foussat, assisted by Thomas Gabriel at Gabriel Recording, Stalden, Switzerland, February 4 –7, 2020.
Recording coproduced by Radio SRF 2 Kultur. Mixed and edited by Moritz Wetter, assisted by OM at Hard Studios, Winterthur, Switzerland, April 1, 2, 6, 2020. Mastered by Michael Brändli, assisted by OM at Hard Studios, April 6, 2020. Produced by OM and Intakt Records.

Customer Reviews

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J
Jean Buzelin
Cultur Jazz Magazine

Quartette mythique des années 1972-82, OM renaît une nouvelle fois avec la même énergie, même si le côté free rock s’est effacé. Improvisateurs chevronnés, Urs Leimgruber (saxo-soprano), Christy Doran (guitare), Bobby Burri (contrebasse) et Fredy Studer (batterie, percussions) avec quelques dispositifs électroniques, se partagent huit propositions , allant d’une free music très électrique à des passages minimalistes chuchotés. Ils bâtissent un vaste espace musical, un puzzle de pièces variées et contrastées, avec maîtrise et autorité, concentration et écoute réciproque. Il ne s’agit pas d’une improvisation libre sans repères, mais d’une organisation spontanée qui nous mène d’un point à un autre.

https://www.culturejazz.fr/spip.php?article3689

M
Marcello Lorrai
Radio Popolare

Dopo le puntate che abbiamo dedicato a novità dell'etichetta svizzera in agosto-settembre, torniamo sulla Intakt con uscite degli ultimi mesi dello scorso anno. Tra i musicisti che nella Intakt hanno trovato un interlocutore che li ha valorizzati in maniera sistematica c'è la sassofonista tedesca e newyorkese di adozione Ingrid Laubrock (a sue uscite con la Intakt avevamo dedicato anche tutta una puntata di Jazz Anthology del dicembre 2019): della Laubrock la Intakt ha adesso pubblicato il doppio cd Dreamt Twice, Twice Dreamt, il cui gli stessi brani sono interpretati sia da un piccolo gruppo che da una orchestra da camera più alcuni soliti. Con registrazionei dal vivo fra il 2009 e il 2017, The Deceptive 4 è il sesto album del gruppo Snakeoil del sassofonista Tim Berne, da una decina d'anni a questa parte una delle proposte più consistenti e coerenti del jazz più avanzato. In It's About Time, rivive Om, quartetto svizzero formato da nomi ben noti dell'avanguardia svizzera (Urs Leimgruber, Christy Doran, Bobby Burri, Fredy Studer), che con una musica sospesa fra jazz e rock ebbe un bel momento fra anni settanta e primi ottanta. Registrato dal vivo al festival Unerhoert nel 2019, Zurich Concert è un avvincente live che ci fa apprezzare la brillante intesa - malgrado si trattasse di una prima volta - del trio del chitarrista svizzero Dave Gisler con la trombettista americana Jaimie Branch, una delle figure di punta dell'avanguardia di oggi.

https://www.radiopopolare.it/podcast/jazz-anthology-di-lun-01-03-21//

N
Nazim Comunale
The New Noise

La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri (Gustav Mahler)

A questo giro la rubrica a cadenza eventuale “Notizie dal diluvio” si concentra su cinque uscite del 2020 di una etichetta che mantiene sempre uno standard alto: Intakt, da Zurigo.

Ormai è ora di smettere di credere che la realtà sia solo ciò che si vede; è ora (lo è da sempre) di lasciare che i suonatori concedano migrazione, vertigine. Chi confonde musica e divertimento non troverà pane per i suoi denti in quest’ora di musica scura e scontrosa, chi invece chiede al suono un’esperienza, chi ancora ascolta senza fare altro, aspettando che il fiume acustico lo porti da qualche parte, chi vive la fruizione di un disco come un viaggio dalla sala al cosmo senza ritorno, si perderà con voluttà in queste otto tracce. Urs Leimgruber al sax soprano, Christy Doran a chitarra elettrica e device, Bobby Burri al contrabbasso e ai device, Freddy Studer a batteria: percussioni e metalli suonati con l’archetto rovistano tra le rovine in cerca di pagliuzze d’oro e con la visione dei rabdomanti strappano a queste terre desolate otto rituali rauchi, metallici, grondanti di elettricità e piogge acide. Un lavoro che non lascia nemmeno un millimetro di spazio al facile ascolto e spinge il pedale su timbri aspri e acuminati, con un uso delle dinamiche iper-espressivo ed una capacità notevole di dare vita a ferraglia arrugginita raccattata in discarica. Non ci saranno architetture ritmiche né orme di melodie da ricordare, alla fine della traversata in questo deserto boreale e post-apocalittico: tutto svanirà nella polvere, perché polvere siamo e polvere torneremo. Ancora capaci di imboccare vie che non portano in nessun luogo preciso (i sussurri ctoni di “Nowhere”) pur avendo cominciato ad attentare al galateo quasi cinquant’anni(!) fa, OM sono ancora maleducati, spettinati e selvatici, quanto basta per farci appassionare ad un disco perfetto per affrontare con ironia questi tempi tragici (“Covid-19 Blues”) e per svegliare di soprassalto il vicino di casa che credeva di dormire il sonno dei giusti (l’attacco metallico di “Fragments”).

Un incontro illegittimo e quindi benedetto tra gastriti industriali, fuliggine post-punk, free informale e rock pestone: nel tempo della soglia dell’attenzione a otto secondi e nell’era della fine delle sinfonie, una valida alternativa a Ludovico Van come terapia contro l’ultraviolenza per novelli Alex (non lo sono un po’ in fondo tutti quelli che credono che con la musica ci si debba solo divertire?).

https://www.thenewnoise.it/notizie-dal-diluvio-6/?fbclid=IwAR2oSZU2uoUaXRWHD9dJ8MG7NWawWvz97Q4BSkcSG-Si51kPsiCDNZRtFjoo

J
Jason Bivins
Point of Departure

It's tempting to make too much out of this disc's title, but the venerable OM - the Swiss quartet that's been around since the 1970s - went through a number of years on relative hiatus. A decade ago, Intakt released a recording of a fabulous Willisau concert. And with It's About Time, Christy Doran (guitar, devices), Urs Leimgruber (soprano and tenor sax), Bobby Burri (contrabass, devices), and Fredy Studer (drums, percussion, bowed metal) take all of their varied history, together and apart, and deliver an extremely compelling album.

Each member of the group is a vivid soloist, as you can tell by investigating any of their old ECM or Japo albums (not to mention the aforementioned live date). But as they've all worked on their instrumental language over the decades, and keeping in mind their occasionally pastoral leanings of yore, OM has developed a really rich textural vocabulary that's at the center of this recording. It's there in the hushed opening to "Like a Lake (dedicated to Marianne B.)," whose scrapes, buzzes, and soft breath set the tone. Only a band with such a clear voice could open an album with an exploration this patient, which is especially compelling as the piece slowly evolves into a kind of abstract groove. Leimgruber's altissimo lines twist between Doran's electronic shapes and jittery phrasing in satisfying fashion.

The dynamic range within these tunes is also realized across the sequencing of the album as a whole. For example, "Perpetual-Motion Food" opens with a gnarly techno-groove/loop from Doran, and Studer plays wild free time cymbals over top. Things get wilder still when Burri digs in and Leimgruber cranks out some fabulous circular breathing. Leimgruber's "Nowhere" is another slow burn textual piece. A looped chiming chord and highest soprano note frame the Doran-penned title track at the outset, before its sneaky groove opens up and the tension rises until OM just let it rip. Another Doran piece, "Fragments," is a highlight, careening from a punishing riff to limpid melancholy and back, complete with floor-melting distortion and tasty groove.

There's something about those understated pieces, though, that really got me. Leimgruber's "On a Bare Branch" could very much be from one of his solo projects, built around the dynamic extremes of his saxophone language. The rumbling, brooding "Covid-19 Blues" is a dark textural affair. That tune, along with the floating tone-world of "String Holder," almost gives you the impression that on this superb record (recorded in February of this year) OM perhaps sensed the darkness just at hand. Certainly its billowing dark clouds (and Burri's use of electronics is so vital to this record) gives that impression to these ears. Whether that's your association or not, this is a real statement of this band's range and commitment to group expression. Powerful stuff.

W
Wolfgang Suschnig
freiStil Magazine

Gekannt hat man OM schon immer; mit und ohne Dom Um Romão. In der Blütezeit der Schallplattenläden fand sich in irgendeiner Sektion immer eine OM-Platte. Die öffentliche Wahrnehmung hat sich von der Plattenpräsenz beträchtlich unterschieden. Ich vermute, die österreichischen Verkaufszahlen werden sich in den 70er Jahren im höheren zweistelligen Bereich (wenn überhaupt) bewegt haben. Kann sich noch jemand an das Japo-Label erinnern? Nun von einer Reunion im Sinne einer Supergroup zu sprechen, ist wohl etwas weit hergeholt. Präsent waren die vier Herren aus Luzern ja immer; sei es mit Christy Doran's New Bag, in diversen Combos mit Bobby Previte, Django Bates, Phil Minton oder Erika Stucky, solo oder miteinander auch in Duos oder Trios, in Konzertsälen, auf Festivals oder in Galerien, wie Fredy Studer als Trashdrummer im Gelben Haus. Subsumiert wurde ihre Musik in den 70ern unter Electric Jazz, später als Electric Jazz Free Music. „Free Music" trifft ihre neueste Produktion beim ersten Hören am ehesten. Beim öfteren Hören muss man fast beschämt erkennen, als wie genau strukturiert sich das scheinbar freie Chaos letztlich erweist. Das Album beginnt mit Like a Lake sehr verhalten, steigert sich im Laufe dieses ersten Stücks über Perpetual-Motion Food, um in Leimgrubers Nowhere wieder ruhiger zu werden, wobei dieser seinen Kollegen mit diversen Devices den Vortritt lässt. Im Zentrum des Albums steht eigentlich Dorans Titelstück, wo Burris Basslinien fast an elektrische Jazzzeiten erinnern. Am ruhigen Ende darf man, wie so oft, rätseln, womit die Klänge erzeugt werden. Bearbeitet Studer ein oder mehrere Becken oder Doran und Burri die nicht näher angeführten Devices? Aufgenommen wurde das Album im April 2020, so verwundert es nicht, dass Burri auch einen Covid-19 Blues beisteuert.

S
Stephan Richter
Jazz Podium Magazine

Eine der wichtigsten europäischen Bands der Siebziger vereinigt sich seit einigen Jahren sporadisch neu zu Konzerten und gelegentlichen Platten. Die üppigen vier Tage, die OM aus Urs Leimgruber (ss,ts), Christy Doran (eg, Devices), Bobby Burri (b, Devices), Fredy Studer (dr, perc, Bowed Metal) im Februar 2020 in einem Studio im Schweizer Wallis verbrachten, haben eine Musik hervorgebracht, die ihre Spieler fast schon jugendlich wirken lässt und sich mit gehöriger Energie in die heutige Zeit stellt. OM wechselt ungeheuer souverän zwischen improvisierten und komponierten Passagen und hält dabei ein riesiges Spektrum an Klängen bereit: Schwebende Flächen aus pfeifenden und hohlen Klängen wechseln mit treibenden, swingenden Grooves, akustische Klangerzeugung wird vorsichtig kombiniert mit Elektronischem. Inzwischen ist man der Tradition freier Improvisation näher als dem Jazzrock, und es geht weniger um solistische Glanz-leistungen - jeder der Musiker hat oft genug bewiesen, dass er dazu fähig ist - als um den eigenständigen Gruppenklang, der aus dem Schwebenden, Suchenden immer wieder in befreiende, wuchtige Kompositionen führt.

S
Stoph Ruckli
Null41

<<> Okay. OM nach dem Statement ihrer neuen Platte <> Und prompt folgt von allen Seiten engagiert Auskunft zur bereits erwähnten neuen Veröffentlichung, die zugleich der Grund der Zusammenkunft ist.

Zwischen Improvisation und Komposition

<>> ist ein fast einstündiges Musikwerk geworden und markiert nach zwölf Jahren die erste Platte seit dem <>-Livealbum. Auf dem Neuling klingen OM so frisch wie zu ihren besten Gigs und ihre Probearbeit sowie Erfahrung sind der Musik ebenso anzuhören wie die Radikalität und die Vorlieben der jeweiligen Kompositionen der Mitglieder. Wobei der Begriff <>> dehnbar ist: Während Leimgruber beispielsweise für seine Stücke die Idee <> nutzte und vergleichsweise mit der Imagination arbeitete, brachte Doran für ihn typische, bis ins Detail ausgeschliffenen Kompositionen in den Proberaum. «Da haben wir uns dann eher aufs Wegstreichen von Noten konzentriert», kommentiert Studer. Er und Burri bewegten sich kompositorisch in der Mitte der soeben genannten Konzepte, arbeiteten mit Motiven und Grooves. Überhaupt sei kein Stück pfannenfertig angekommen alle Ideen wurden im Kollektiv improvisatorisch entwickelt. Das ist den Stücken denn auch anzuhören, ohne dass sie die jeweilige Note ihrer Schöpfer verlieren.

Sphärisch, rockig, feinkörnig

Leimgrubers Ideen klingen ungemein feinkörnig, als ob man mit dem Mikroskop einen Raum erforschen und immer mal wieder andersförmige Partikel entdecken würde, welche von den Mitgliedern vertont werden. Dazu passt gerade bei «Nowhere» die räumliche Abmischung des Tracks. Die Kompositionen Dorans erinnern konträr an Werke seiner Bands New Bag oder Sound Fountain, rockig,
kraftvoll, dazwischen sphärisch, inklusive der charakteristischen Gitarrensounds. Burris Werke wiederum zeichnen sich durch die vermeintlich schwierige Heirat von akustischen Kontrabass-motiven und Effektgeräten aus, die in ihrer Unberechenbarkeit ungemeine Polyrhythmik-Reize verströmen. Und dann gibt es da «Like A Lake (Dedicated to Marianne B.)», das Studer-Stück, diese eigene Vereinigung von Zen-Meditation und Karatekraft, welche den Schlagzeuger auszeichnetsozusagen eine Komposition mit dem Gestus der Improvisation.

ElectroAcoustiCore mit Punch

Faszinierend ist, wie die jeweiligen Bandmitglieder die verschiedenen Stimmungen und Eigenheiten untereinander adaptieren können. Aufeinen Nenner bringt dies die einzige freie Improvisation auf dem Album, «String Holder>», ein vermeintlich zweigeteiltes Stückmitmittelteiligem Stillemoment. Summiert nennt die Band ihren Musik-stil «ElectroAcoustiCore»: ein eigens kreierter Begriff, der das Elektronische der Gitarre und der Effektgeräte mit dem Akustischen von Saxofon, Schlagzeug und Saiten verbindet. «Und das (Core›, weil wir kernig sind, mit Punch von unten», ergänzt Leimgruber und macht eine Boxbewegung, während Studer noch «Hardcore, hehe» anfügt. Warum aber eigentlich nicht mehr Improvisationen wie <>? Diese haben OM schliesslich unter anderem in ihrer fast drei Jahre dauernden Konzertreihe in der Jazzkantine zelebriert und «It's About Time» bildet eigentlich den Abschluss davon. Leimgruber: <>>

Dieses Zitat fasst zusammen, an welchem Punkt OM heute stehen: Wenngleich alle Mitglieder eine gewisse «Sicherheit» in der Musik gefunden habenegal, ob spielerisch oder gesellschaftlich -, sind sie in ihrem Wirkennen und Denken stets frisch und leidenschaftlich geblieben. Das zeigt sich auch im rund zweieinhalbstündigen Ge-spräch immer wieder, wenn beispielsweise über die junge Schweizer Musik-generation, Politik oder Kulturförderung ausgiebig diskutiert wird. Und besonders herzhaft wird es zum Schluss, als die Magie in der Musik zur Sprache kommt - ein Gefühl, das mit Wörtern wie Trance, Ekstase oder Höhenflüge grob umschrieben werden kann, und das seit jeher Musikschaffende sowie Musikfans zusammenbringt. Oder in den Worten von Bobby Burri: <> Fredy Studer fügt an: «Das ist das - absolute Interplay!» Und Urs Leimgruber ergänzt: «Das verlangen wir auch so von unserer Musik. Wir probieren nichts aus -stattdessen einfach: Bumm, machen! Wie im Leben.>>>>

P
Pirmin Bossart
Jazz'N'More Magazine

EINE KULT-BAND SPIELT IN DIE ZUKUNFT

Mit ihrem aktuellen Album "It's About Time" melden sich OM in aller Dringlichkeit zurück. Die Luzerner Band, die in den 1970ern europaweit bekannt war, legt ein Album mit Kompositionen vor, gespielt aus dem Geist der Improvisation. Damit klingen sie zeitgenössischer als viele Bands, die sich erst heute erfinden.

Wir treffen die Musiker in Bobby Burris Dachwohnung, mitten in Luzern. Jimi Hendrix klingt über die Lautsprecher. "Live at Monterey". Am Boden steht das "live at Fillmore"-Doppelalbum von Miles Davis. Es war der heisse Sound jener Jahre, als die Musiker von OM mitten im musikalischen Schlaraffenland begannen, ihre eigene Version von kreativer Free Music zu spielen. 50 Jahre später sind die Musiker noch immer dran. Jeder für sich, aber immer wieder gemeinsam. Mittlerweile fliessen die vielfältigsten Erfahrungen in OM ein und halten die Band am Puls.

Das Album "It's About Time" ist das beste Beispiel dafür. Der erste Track "Like a Lake" (Fredy Studer) ist pure Atmosphäre, jenseits von Rock, Jazz oder Fusion. Ein vital gesprenkeltes Soundfeld, das unter rhythmischer Spannung steht. Instrumentale Mikro-Partikel erwachen zu einer noisigen Textur, mischen sich mit einem federnd dumpfen Groove, brennen und verglimmen. Was für ein überraschender Auftakt für ein Album, das sich schon im nächsten Track "Perpetual Motion Food" (Bobby Burri) in ein anarchisches Monster verwandelt. Das Stück entwickelt über vertrackten Rhythmen und viel joyful noise eine Vehemenz. Urs Leimgrubers Sax-Furor und Christy Dorans "dirty" Gi-tarren-Drive sind Weltklasse.

Das Album klingt nicht nach den jazz-rockig-zeitgenössischen Freiflügen ihrer frei improvisierten Konzerte der letzten Jahre. Der Sound manifestiert sich differenzierter und geläuterter. Das Energetische ersetzt die Stop-and-Go-Dynamik. Inseln der Stille werden nicht mehr als Kontraste wahrgenommen, sondern als eigenständige und musikalisch minimalisierte Zonen, die dem Album eine ferne Ambient-Textur verleihen. Unvermindert kernig wirkt die Band mit ihren Kollektiv-Schüben, die das vermeintlich Eingerichtete erschüttern.

STÄRKER ZUSAMMENGERÜCKT

Die Luzerner Band OM ist ein Phänomen. Wie viele Bands gibt es weltweit, die praktisch ein halbes Jahrhundert lang in unveränderter Besetzung miteinander spielen und immer wieder neue Grenzen ausloten? Vor bald 50 Jahren haben die vier Musiker mit ihrer "Electric-Jazz-Freemusic" europaweit Musikgeschichte geschrieben, dokumentiert auf vier Alben und genährt von unzähligen Auftritten an wichtigen Festivals. Ihr Electric-Jazz war Grenzen sprengender und zukunftsweisender als der damals übliche Fusion-Jazz.

Nach ihrem Erfolgsjahr zehnt (1972-1982) machten OM 25 Jahre lang Pause, bis sie 2006 im KKL Luzern auf die Bühne zurückkehrten. Es war ein einmaliger Auftritt. "Aber das Konzert war zu gut, um es wieder sein zu lassen", sagt Urs Leimgruber. Damit begann die zweite OM-Phase, die bis heute andauert. Die Band spielte an ausgewählten Orten und an Festivals. Manchmal mit einer Grundidee als grobe Leitlinie für eine Musik, die sowieso improvisiert wurde. Am Alpentöne in Altdorf war "In a Silent Way" (Joe Zawinul/Miles Davis) ein Bezugspunkt, der herumgeisterte. Die Band experimentierte mit verschiedenen Settings und akustischen Situationen. Einzig der Versuch, mit Headsets auf der Bühne neue Kommunikationslinien zu finden, wurde nicht mehr weiterverfolgt.

Dessen ungeachtet sank die Musik nie unter ein Niveau, wo man an Reunion-Band oder Retro-Ästhetik hätte denken müssen. OM blieben experimentierfreudig und überraschend. Während zwei Jahren traten sie jeden Monat in der Jazzkantine Luzern auf, anschliessend ging es auf eine Deutschland-Tournee. In dieser Phase war alles offene Improvisation, Leere und Risiko vibrierten, Sternstunden inklusive. "Diese Zeit war extrem wichtig für uns. Wir haben viel spielen können, viel diskutiert, viel ausprobiert", sind sich die Musiker einig. Doran: "Wir sind musikalisch und auch menschlich wieder stärker zusammengerückt."

DISKUSSIONEN UND DISPUTE

"It's About Time" ist ihr erstes Album nach ihrem grossartigen Live-Dokument "Willisau" von 2009. It's about time es wurde langsam Zeit. Und die Zeit hat es gut gemeint mit ihnen. Ihre aktuelle Musik schert sich einen Deut um das Gewesene und das Zeitgeistige. Sie erfindet sich von innen heraus neu. Die Basis für den frischen Spirit legen die breite Erfahrung der Musiker und ihr ungestillter Drang, in neue Dimensionen vorzustossen. Ein eigener Bandsound war immer ihr Antrieb, nur mussten diesmal die Weichen klarer gestellt werden. Was haben sie sich mit ihren je eigenen Entwicklungen nach so langer Zeit weiterhin zu sagen? Wie hält man die gemeinsame Musik dringlich?

Solche Fragen haben in den letzten Jahren vermehrt zu Diskussionen und Disputen darüber geführt, wie man musikalisch weitergehen wollte. Die freien Gigs hatten immer wieder ihre herausragenden. Momente aber ginge es nicht noch anders? Nur l...

M
Milenko Mićanović
RTS Radio Televizija Srbije

Vremešno, sada već pedeset godina dugo postojanje agilnog švajcarskog kvarteta Om, važnih sudeonika istorije evropskog pokreta za razvoj džeza i slobodne improvizacije, nedavno je obeleženo objavljivanjem delikatne i inovativne muzike na novom kompakt-disku It's About Time za ciriški Intakt Records. Evidentno prisustvo vitalnosti rok muzike, polimorfnih ritmova i neobuzdanog oscilujućeg zvuka su i dalje elementi koje kvartet Om vešto kombinuje sa kompleksnošću džeza, uspostavljajući napetost ni iz čega i uzdižući je do neobuzdanih visina. Vreme, kao faktor oblikovanja i determinisanja života je deo naše svesti i za većinu ljudi postaje relevantno tokom godina života. Muzika na kompakt-disku It's About Time upravo konstituiše intenzitet muzičkog i umetničkog sučeljavanja sa protokom vremena kao fenomenom, jedinstvenom intelektualnom i emocionalnom progresijom, ispitujući našu prolaznost i sve bližu konačnost. Članovi kvarteta Om su Urs Lajmgruber, sopran saksofon, Kristi Doran, električna gitara i objekti, Bobi Buri, kontrabas i objekti i Fredi Študer, bubnjevi i udaraljke.

https://www.rts.rs/lat/radio/radio-beograd-3/4137512/.htmll

P
Pirmin Bossart
Basler Zeitung

Die Kult-Band ist unvermindert am Puls

OM haben sich mit ihrem neuen Album selbst übertroffen. Mit kompositorischer Energie haben sie ihre Musik erneuert.

Der erste Track <> ist ein Erwachen und Verglimmen, durchsetzt mit noisigen Mikro-Partikeln und einem stoisch dunklen Groove. Pure Atmosphäre, jenseits von Rock, Jazz oder Fusion. Ein vital gesprenkeltes Soundfeld steht unter rhythmischer Spannung. Ein überraschender Auftakt für ein Album, das schon im nächsten Track <> ein anarchisches Monster wird. Urs Leimgrubers Sax-Furor und Christy Dorans <<<>> Gitarren-Drive sind Weltklasse.

Die Luzerner Band OM ist ein Phänomen. Wie viele Bands gibt es weltweit, die ein halbes Jahrhundert lang in unveränderter Besetzung miteinander spielen und immer wieder neue Grenzen ausloten? Vor bald 50 Jahren haben die vier Luzerner Musiker mit ihrer «Electric-jazz-Freemusic>> europaweit Musikgeschichte geschrieben, dokumentiert auf vier Alben und genährt von unzähligen Auftritten an wichtigen Festivals. Ihr Electric-Jazz war grenzensprengender und zukunftsweisender als der damals üblichen Fusion-Jazz.

Zukunftsweisend ist auch ihr neues Album. Die Musik schert sich einen Deut um das Gewesene und das Zeitgeistige. Sie erfindet sich von innen heraus neu. Die Basis legen eine 50-jährigen Erfahrung der Musiker und ihr unbedingter Drang, in neue Dimensionen vorzustossen. Das war immer ihr Antrieb, nur mussten diesmal die Weichen klarer gestellt werden. Was haben sie sich mit ihren je eigenen Entwicklungen nach so langer Zeit weiterhin zu sagen? Wie hält man die gemeinsame Musik dringlich?

<<> aufnehmen, sondern ihrem Sinn für Radikalität anders Ausdruck verleihen. Komponiertes Material und eine starke Affinität für die Klanglichkeit waren schon ganz früher e Ausgangsbasis. Dort knüpft <>: Das schlägt die Brücke vom Klanglich-Experimentellen zur inhärenten Power dieses Quartetts.

Die zersägten Bausteine aus Rock und Jazz, die Suche nach der Fusion jenseits der Fusion, die Verwandlung der Herkunft und der Einflüsse, all diese typischen Patterns und Motive der OM-Vergangenheit wurden auf «It's About Time» neu eingeschmolzen. Jetzt geht es den Musikern um die Mikrostruktu ren, die ihren Sound im Innersten zusammenhalten. Darir hat die Band einen weiten Raum geöffnet, der aufregend genug klingt, um die Bresche vibrierer zu hören, die OM in den avantgardistischen Jazz geschlager hat.