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Unabhängige Musik seit 1986.
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395: TIM BERNE – MATT MITCHELL. One More, Please

Intakt Recording #395/ 2022

Tim Berne: Alto Saxophone
Matt Mitchell: Piano


Ursprünglicher Preis CHF 12.00 - Ursprünglicher Preis CHF 30.00
Ursprünglicher Preis
CHF 30.00
CHF 12.00 - CHF 30.00
Aktueller Preis CHF 30.00
Format: Compact Disc
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Tim Berne, Pionier der legendären «Downtown Scene» New Yorks legt mit seinem langjährigem Duopartner Matt Mitchell am Piano das Album «One more, Please»: ein beeindruckendes und erfrischendes Beispiel von der Kunst der Improvisation. Die beiden virtuosen Instrumentalisten arbeiten seit über zehn Jahren gemeinsam - auch in Berne’s gefeierter Band Snakeoil - und haben über die Jahre in einer dynamischen musikalischen Beziehung eine unverkennbare Sprache und musikalische Tiefe entwickelt. Sechs der sieben Stücke stammen aus der Feder Bernes, wobei allesamt Türen zu unendlicher Interpretation und Entwicklung öffnen. „Bei diesem Duo gibt es immer eine weitere Möglichkeit und immer den Mut, sie anzunehmen und zu verwirklichen“, schreibt Django Bates in den Linernotes und fügt an: „Die Dekonstruktionen, Rekonstruktionen, Erkundungen und Extrapolationen grosser Improvisatoren konfigurieren unsere Gehirne neu und verfeinern unsere Ohren, wie die Hörer:innen hier mit «One more, Please» entdecken werden.“

Album Credits

Cover art: Warren Linn
Graphic design: Stephen Byram
Booklet design: Fiona Ryan
Photos: Roch Doran
Liner notes: Django Bates

All songs by Tim Berne (Party Music BMI) except Number 2 by Julius Hemphill. Recorded Live October 4, 2021 at Club Soda by The Sorcerer. Mastered by David Torn. Produced by Tim Berne and Intakt Records. Published by Intakt Records, P.O. Box, 8024 Zürich, Switzerland.

Customer Reviews

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A
Aldo Del Noce
Sound Contest

L’essenziale line-up autorizzerebbe l’inclusione del presente lavoro nel sottofilone jazz dei duo pianoforte-ancia, ma vi è il sospetto che le naturali propensioni del contitolare Tim Berne possano condurre a sparigliare le carte delle attese e lanciare “oltre” i termini del dialogo abitualmente inteso.
Eppure è eterogenea e polimorfa la suddetta tradizione, che ha già associato nel tempo personalità assai diverse, dall’iconico e storico duo Steve Lacy – Mal Waldron all’eponimo e classico album Duke Ellington & John Coltrane, dall’importante ma forse non memorabile coppia Braxton & Abrahams alle rare ma suggestive esternazioni tra Zawinul e Shorter, e già soltanto in casa Intakt ha collezionato dualità comprendenti Aki Takase-Louis Sclavis, Alexander Hawkins-Angelika Niescier, Kris Davis–Ingrid Laubrock, Aruán Ortiz-Don Byron e via appaiando.

È dunque la volta del sassofonista ed animatore Tim Berne, eminente non solo presso la scena ‘newyorker’ e di turbolenta nomea, passato dopo una fluviale discografia, tra cui alcune produzioni in CleanFeed ed ECM a regolari apparizioni presso la label elvetica, da cui sembra aver ottenuto mano abbastanza libera nell’esternarsi con formazioni differenziate, giungendo ad una formazione sulla carta assai essenziale insieme al pianista e compositore Matt Mitchell, prolifico sideman più volte apprezzato in esperienze discografiche, segnatamente presso Scramble e PiRecordings, e la cui frequentazione s’articola almeno nell’ultimo decennio anche nelle fila nel collettivo Snakeoil.

L’atteso tour de force s’avvia nell’intensa Purdy, a firma di Berne come quasi tutta la sequenza, aperta di fatto con espressioni sensibili e solidamente manierate, per poi innervarsi con vivide energie nel sancire i primi tratti idiomatici del dialogo. Un dominante spirito contemplativo sembra tratteggiare la successiva Number 2, a firma dell’ispirativo mentore Julius Hemphill, transitando con Rose-colored Missive verso la declamazione dai toni bruniti dell’ancia, d’allure avventurosa quanto riflessiva, cedendo inflessioni di ben maggiore dinamismo e grinta esplorativa.

Frizzante verve e brunito metallo nella serrata apertura di Oddly Enough/Squidz, conducente ad intricate quanto distinte linee solistiche, incarnate dalla grandine pianistica e dalle saette del sax, esposte verso l’astrattezza figurativa; non priva di calligrafismo la tastiera in Middle Seat Blues/Chicken Salad Blues, che del grande filone stilistico importa anche pathos e concitazione, segnatamente grazie alla lacerata voce dell’ancia. Ci s’interroga su dove voglia andare a parare un titolo come Motian Sickness, che dello scomparso, sommo batterista armeno-americano non reca il senso dell’orchestrazione quanto i tratti più idiosincratici e spigolosi, entro un brano dalle geometrie sfuggenti ed aguzze; spicca per estensione la conclusiva Rolled Oats/Curls, la cui ampiezza autorizza una scansione in stanze immaginative, di palese senso d’invettiva nella parte centrale e nella conclusiva, ad intervallare passaggi di calda e scultorea discorsività.

La vivace sequenza di “One more, please” è anche gratificata dalle note di copertina del confratello ed illustre garante Django Bates, che sancisce tra l’altro la considerazione, non sorprendente, secondo cui “Con questo duo c’è sempre una possibilità ulteriore, e sempre il coraggio di affrontarla e condurla a termine” anche se forse porremmo un po’ di cautela circa gli “infiniti sviluppi ed interpretazioni cui aprono le porte” le tracce dell’album. Certo, s’impone alla fruizione l’alienità discorsiva e strutturale di Berne, in varie guise assortita o sinergica con la fluente inventiva di Mitchell, che acutamente investe sulle poliedriche incombenza del pianismo contemporaneo, laddove il primo dinamicamente capitalizza quanto dovuto al riconosciuto mentore Julius Hemphill (oltre alla non poche ascendenze dal milieu chicagoano), ma il tandem ulteriormente espande il potenziale in sette passaggi di sviluppo consistente, a più tratti spregiudicato, di spirito e lunare e obliquo tratto (de)costruttivo.

https://www.soundcontest.com/tim-berne-matt-mitchell-one-more-please/

C
Claudio Sessa
Corriere Della Sera

Berne, un sax coraggioso

Ottima l'idea dell'etichetta svizzera Intakt di documentare ampiamente la musica del sassofonista newyorkese Tim Berne, un artista che dagli anni '70 è in costante trasformazione. In One More Please duetta con il pianista Matt Mitchell, suo partner da più di un decennio nel gruppo Snakeoil. Sono brani elaborati, dalle strutture labirintiche, insomma pienamente contemporanei; il sax contralto di Ber-ne ha l'asciuttezza del cool jazz e il coraggio dell'avventuriero, Mitchell sembra rileggere Keith Jarrett oltre ogni romanticismo. E musica percorsa da una passione e da un senso del dialogo che dimostrano quanto il jazz di oggi può essere vivo e sanguigno. Proprio come lo è stato per tutta la sua storia.

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