Compositore e autore/regista di un originale teatro musicale, Goebbels vanta una corrispondenza indubbia tra la pratica sonora e la messa in scena, poiché tanto nella prima impiega generi musicali eterogenei, jazz, musica classica, pop, rock, fino a includere suoni e rumori urbani e della natura, tanto nella seconda si rifa a diverse culture visuali per una regia che adopera i media più disparati. Non fece eccezione lo spettacolo provato/creato nel 2018 al Mayfield Depot, la storica stazione ferroviaria di Manchester oggi in disuso. Intitolato «Everything That Happened And Would Happen», lo spettacolo si avvaleva oltre ai musicisti di dodici ballerini/performer e ripercorreva un secolo di storia europea avvalendosi di una molteplicità di soluzioni sceniche e di un commento sonoro altrettanto composito. I musicisti coinvolti nell'occasione hanno dato seguito a quell'esperienza di creazione collettiva ritrovandosi sotto il nome The Mayfield, formazione tuttora in attività, a registrare uno sciame di improvvisazioni, ben novantacinque, passate al setaccio successivamente da Willi Bopp, la cui frequentazione con Goebbels è ormai ultratrentennale (altrettanto dicasi per Gianni Gebbia), che ne ha selezionate e cucite assieme sedici, restituite in forma di un continuum sonoro rigoglioso, fluido, talora denso talaltra sminuzzato. Un'occasione per Goebbels di tornare nei territori dell'improvvisazione, ampiamente esplorati dalla metà degli anni Settanta fino ai all'inizio dei Novanta in duo con Alfred Harth e con i Cassiber, pratica poi appunto ai ruoli di compositore e direttore di opere e radiodrammi. A riassumere il risultato in una formula, la definizione più adeguata è senza dubbio quella di musica elettroacustica improvvisata, ma a onor del vero in questo modo non si restituisce del tutto la ricchezza dell'intero lavoro, la stratificazione dei suoni, l'interazione tra tutti, l'armonia dell'azione collettiva, il senso di sorpresa che sopraggiunge a ogni svolta impressa dai singoli, l'energia che si mantiene costante e infine il senso di benefico smarrimento che l'ascolto produce. Inutile qui indicare una tranche piuttosto che un'altra dal momento che ciascuna al suo interno evolve come un organismo vivente, modificando lo stato iniziale con percussioni (incluso il piano preparato di Goebbels) che irrompono e si ritirano a più riprese, sassofoni che si fanno largo dal nulla, fibrillazioni elettroniche sottese un po' ovunque e mille interzazioni. Cosicché uno sviluppo così concepito modifica anche le preferenze all'ascolto che si modificano a loro volta in quello successivo. Va sottolineato che se Goebbels e Gebbia si disimpegnano agilmente in virtù di esperienza e comunanza solida, i giovani partner paiono altrettanto navigati, mai smarriti nel flusso sonoro che scaturisce anche dal loro agire. Un collettivo da ammirare ancor di più in concerto e una prossima tappa italiana, dopo una capatina ad Angelica nel 2020, è dunque più che augurabile.